L’Acquedotto Farnesiano di Caprarola: un’opera maestosa tra ingegno e storia
L’Acquedotto Farnesiano di Caprarola (VT) rappresenta una delle grandi opere idrauliche del Rinascimento, progettata per alimentare il Palazzo Farnese ei suoi giardini terrazzati con fontane e giochi d’acqua.
Data:
11 Settembre 2024
L’Acquedotto Farnesiano di Caprarola (VT) rappresenta una delle grandi opere idrauliche del Rinascimento, progettata per alimentare il Palazzo Farnese ei suoi giardini terrazzati con fontane e giochi d’acqua. Realizzato grazie all’ingegno dell’architetto Jacopo Barozzi da Vignola, l’acquedotto nasce per rispondere alla necessità di portare acqua dal versante dei Monti Cimini fino al palazzo, sfruttando le pendenze naturali del terreno.
Il documento che racconta la storia e le esplorazioni legate a questa straordinaria opera è stato elaborato dagli studiosi Pierluigi Capotondi, Arnaldo Carbone e Pier Luigi Morganti. Grazie al loro lavoro, possiamo oggi comprendere la complessità di questo sistema idraulico. La struttura parte da un’altitudine di 765 metri in località Posto Montagna, nel territorio di Canepina, e si estende per circa sette chilometri attraverso un intricato sistema di gallerie sotterranee, raccogliendo acqua da nove sorgenti prima di giungere a Caprarola a 660 metri di altezza .
L’acquedotto fu progettato dal Vignola, ma si ritiene che sfruttasse una precedente opera idraulica di origine romana, come confermano resti di condotti simili rinvenuti nella zona. Tra le difficoltà incontrate durante la sua costruzione, vi furono errori di scavo, come la mancata congiunzione perfetta tra le squadre di lavoro, e la presenza di grandi massi che furono lasciati sul posto per la difficoltà di rimuoverli.
Con ben 18 accessi, molti dei quali nascosti in terreni boschivi impervi, e 138 pozzi di aerazione, l’acquedotto si snoda lungo un percorso affascinante e avventuroso. Sebbene l’opera abbia subito ampliamenti e crolli nei secoli, e non venga più utilizzata per alimentare Palazzo Farnese, l’acquedotto Farnesiano è ancora attivo per alcune utenze private e per scopi agricoli o sportivi.
L’opera di Pierluigi Capotondi, Arnaldo Carbone e Pier Luigi Morganti ha permesso di esplorare e documentare i circa sette chilometri di cunicoli, fornendo una chiave importante per la conservazione di questo patrimonio storico. L’auspicio è che, grazie a tali studi, l’acquedotto Farnesiano possa essere restaurato e valorizzato, rendendolo accessibile alla collettività per il suo grande valore storico e ingegneristico.
Ultimo aggiornamento
11 Settembre 2024, 22:53